mercoledì 17 giugno 2009

Il caso di Thomas Crwaford - di Gregory Hoblit. Con Anthony Hopkins, Ryan Gosling. Produzione USA 2007 - 113 min.

Thriller classico, ma dalla struttura poco ortodossa. Rovesciata, per dire: il colpevole si scopre all'inizio del film ed esce di galera alla fine. Anche se vi ritorna bastardamente per un "altro reato". Thomas Crawford(Hopkins) uccide la moglie fedifraga, e mette in atto un piano luciferino per uscirne pulito dopo l'incriminazione. A reggergli il confronto è un giovane avvocato, Willy Beachum(Gosling), il quale si sta giocando la carriera per effetto del procedimento che ha deciso di seguire. Tutto qui? Più o meno. Pur con una struttura inversa che permette qualche colpo di scena ben studiato, il film si trascina stancamente verso un finale abbastanza scontato. Tensione rasente il nulla, ed interpretazione tipica da bamboccione hollywoodiano di Gosling il quale, già monoespressivo e faccia da pesce lesso, parte con uno svantaggio abissale in termini di carisma e bravura con il sempre eccellente Hopkins. Regia quasi descrittiva ed anonima fanno il resto e consegnano la pellicola alla schiera dei noir giudiziari dalla confezione perfetta, ma dalla sostanza alquanto incerta. Bella la cornice, di dubbio valore il quadro.

martedì 3 marzo 2009

Buried Inside - "Spoils Of Failure" - Relapse Records 2009.

Davvero un discone questo dei canadesi Buried Inside, quintetto di Ottawa che ricalca le orme dei padri pellegrini del post metal e quelle dei più progressisti Mastodon, ma con una lancinante decadenza ed un sofferto incedere che ricorda da molto vicino quello i Cult Of Luna. Introspettivo, a tratti riflessivo, ma sfrontato e vitaminico, "Spoils Of Failure" è un continuo crescendo di emozioni lanciato in un tritacarne che mulina a bassa velocità. Un coacervo di ferite che si aprono e si chiudono ossessivamente lasciando filtrare nel sangue la sofferrenza e le paure di un'esistenza tormentata dall'assenza di diritti, da politici bastardi, dalla corsa al successo a scapito di poveri cristi finiti all'obitorio, dalla scienza che sforna mostri inutili al solo scopo di monetizzare i suoi esperimenti mentre noi poveri coglioni ci lasciamo imbonire senza colpo ferire. Otto brani senza titolo che oltre a strappare lacrime e rabbia sul piano strumentale, ti sbattono sul muso liriche di una complessità sociologica al limite della letteratura tecnica, ma allo stesso modo accessibili. Ciniche e spaventosamente veritiere. Tra le più interessanti da una vita a questa parte, frutto di un evidente studio profondo di tematiche delicate e controverse. Sono le spoglie del fallimento, quelle di un'umanità prossima all'autodistruzione che i Buried Inside tracciano con fenomenale intensità attraverso la voce trafiggente di Nick Shaw e le melodie armonizzate delle chitarre, vere spine nel fianco di una condizione umorale in costante discesa che si assesta sui livelli di un grigio assai carico, alle soglie del nero della stessa marcata tonalità delle aquile in copertina che volteggiano pazientemente in attesa della fine. Disperato, malato, caustico. Lo specchio di questo tempo marcio e confuso. Travolgente, malinconico, un disco di un bellezza avvolgente destinato a risvegliare eserciti di anime intorpiditi della piattezza emotiva contemporanea.

lunedì 23 febbraio 2009

Tutti Gli Uomini del Re - di Steven Zaillian. Con Sean Penn, Kate Winslet, Jude Law, Anthony Hopkins. Colore, 140 min. Produzione Usa.

La storia di un venditore che diventa governatore dello stato della Louisiana negli anni 30. In breve, questa la trama del dramma diretto da Zaillian. Willie Stark, anche attivista politico, si accorge di essere pilotato durante i primi comizi elettorali grazie al giornalista Jack Burden(Law), il quale gli farà prendere coscienza prima, per poi diventare un suo fido collaboratore. Stark intraprende una campanga elettorale a modo suo avvicinandosi ai contadini, agli "zotici", ai cosiddetti ultimi, scagliondosi contro il mondo delle banche ed il potere che ne deriva. Nobili intenzioni, ma eletto governatore cadrà preda delle stesse accuse rivolte ai potenti, e soccomberà definitivamente a causa di una manovra oscura che lo porterà alla morte. Filmone classico che sullo sfondo tiene in pugno una sottotrama ancorchè tragica, si sviluppa senza particolari sussulti e non si eleva dalla sufficienza neanche con le interpretazioni di un cast dai nomi altisonanti. Il solo Penn ci mette tutto sè stesso, come al solito, ma il film fatica a districarsi da un processo narrativo alquanto algido, lontano dalla passione e dalla tensione che una dramma come questo dovrebbe evocare. Un compitino svolto a dovere, per carità, con una esposizione dei fatti esemplare ed una ambentazione assolutamente efficace, manca però l'elemento che ne farebbe una pellicola capace di distinguersi dalla moltitudine dei film di genere: la linearità. Incomprensibile la scelta di doppiare Penn con un ridicolo accento italo-americano alla pari dei mafiosi dei film di Scorsese e Coppola.