sabato 8 marzo 2008

Factotum - di Bent Hamer. Con Matt Dillon, Lili Taylor, Marisa Tomei, Karen Young. Colore 94 min. Produzione Usa.

Henry Chinasky è la quintessenza dell'autodistruzione. Si trascina di bar in bar, cambia lavoro continuamente, irrequieto negli affetti anche quando (forse) trova la donna della sua vita, strafatto di scopate e di alcool e devoto ad una apatia profonda che rappresenta la linfa vitale della sua esistenza. Relaziona con altri perdenti, con donne ai margini, attaccato perennemente alla bottiglia. L'unica sua certezza è scrivere. Scrivere di quella vita, scrivere dell'inferno che si sta vivendo e farlo solamente per raccontare, non per redemirsi, né come valvola di sfogo. Alter ego di Bukowski, un Matt Dillon sorprendente e coraggioso che si ritaglia addosso un personaggio a tutto tondo e fottutamente credibile, Chinasky è un disadattato figlio di puttana immerso in una realtà ancora più acida e distruttuvia, in quell'America fatta di poveri cristi alla deriva dimenticati anche dal padreterno. Regista norvegese, Hamer mette al servizio del personaggio la telecamera senza mai prendere posizione. Come Chinasky, anche lui, a modo suo, si limita a raccontare quello che succede oltre l'obiettivo facendo coincidere con questa scelta il difetto ed il pregio di un film comunque valido, appassionante, dannato, scorretto. In qualche punto più lento del dovuto, ma reso fluido dalla magistrale interpretazione di un Dillon in stato di grazia. Ormai l'unico belloccio di Hollywood con le palle nello scegliere sceneggiature scomode e dallo scarso appeal commerciale.

venerdì 7 marzo 2008

Parliamoci chiaro, pur amando alla follia il loro primo periodo, quelli della Syd Barrett era, i Pink Floyd sono stati e saranno per sempre Roger Waters. Questo senza sminuire l'apporto fondamentale di Gilmour e soci. Waters è un genio del nostro tempo, probabilmente una delle menti più fervidi cui possa vantare la musica attraverso i secoli. Il video è in oggetto è quello di "It's A Miracle", estratto da quell'immenso capolavoro dal titolo "Amused To Death". Se vi capita date anche una lettura al testo sotto. Disco pubblicato nel 1992 già avanti di 20 per i temi contenuti. E "It's A Miracle" ne rappresenta il classico esempio lampante.



Miraculous you call it babe, You ain't seen nothing yet
They've got Pepsi in the Andes, McDonalds in Tibet
Yosemite's been turned into A golf course for the Japs
The Dead Sea is alive with rap
Between the Tigris and Euphrates There's a leisure centre now
They've got all kinds of sports They've got Bermuda shorts
They had sex in Pennsylvania
A Brazilian grew a tree
A doctor in Manhattan Saved a dying man for free
It's a miracle, Another Miracle
By the grace of God Almighty And the pressures of the marketplace
The human race has civilized itself
It's a miracle
We've got warehouses of butter, We've got oceans of wine
We've got famine when we need it, Got designer crime
We've got Mercedes, We've got Porsche, Ferrari and Rolls Royce
We've got choice
She said meet me In the Garden of Gethsemene my dear
The Lord said Peter I can see Your house from here
An honest family man Finally reaped what he had sown
A farmer in Ohio has just repaid a loan
It's a miracle
By the grace of God Almighty And the pressures of the marketplace
The human race has civilized itself
It's a miracle
We cower in our shelters, With our hands over our ears
Lloyd-Webber's awful stuff Runs for years and years and years
An earthquake hits the theatre But the operetta lingers
Then the piano lid comes down And breaks his fucking fingers
It's a miracle...

giovedì 6 marzo 2008

La Famiglia Winshaw - di Jonathan Coe. 480 pg. 1995

Uno scrittore, Michael Owen, che prende in carico l'onere di scrivere la biografia di una potente famiglia inglese negli di governo della Thatcher. Ne resterà vittima man mano si addentrerà nei segreti e nelle vicende che caratterizzano tutti i Winshaw, fino al colpo di scena finale, beffardo e cinico. Parte di quella trilogia di Coe sui vari decenni della vita politica e sociale dell'Inghilterra, "La famiglia Winshaw" dei tre("La Banda dei Brocchi" e "Circolo Chiuso" gli altri due) fa storia a sè non avendo legami con gli altri due romanzi. E, probabilmente, è quello che nonostante descriva un periodo storico di una specifica nazione riesce ad inquadrare alla perfezione gli anni '80 di un qualsiasi altro paese. Difficile non rispecchiarsi in una decade storicamente importante soprattutto sul piano politico. Al di là di queste considerazioni, Coe dimostra ancora una volta una di essere un dissacrante cantore di una nazione potente e complessa. Il suo stile si fa ancora più acido senza mai perdere d'occhio la leggerezza, l'ironia ed il romantisismo di fondo che lo contraddistinguono. Mette a nudo tutti i vizi e la bastardaggine del potere di una famiglia composta da affaristi privi di scrupolo con uno sguardo amaro e disilluso che attraversa più generi, dal giallo al comico. Per giunta un libro colto, pieno zeppo di citazioni letterarie e cinematografiche(Coè ha scritto anche una biografia di Bogart) che si incastrano bene nella struttura e mai di troppo. Intelligente e perfido, spiritoso e spietato. Un ritratto a tutto tondo di un'epoca destinata a non smettere mai di suscitare clamore. Nel bene e nel male.

lunedì 3 marzo 2008

Angeli perduti - di Wong Kar Wai. Con Leon Lai, Michele Reis, Takeshi Kaneshiro. Colore 95 min. Produzione Hong Kong.

Da una costola di "Hong Kong Express" Kar Wai ne ricava un altro film sulla solitudine. Una riflessione amara sull'incapacità del rapportarsi agli altri e sui sentimenti che non trovano sfogo. "Angeli perduti" è uno sguardo alienato e desolato sull'esistenza ritratto con telecamera in spalla, dilatazioni di immagini e filtri, ralenti. Estetica da videoclip come il regista ci ha abituato. Un universo onirico malinconico sullo sfondo di una Hong Kong stralunata e perennemente notturna. Storia di tre personaggi che non riescono a trovare posto nella società che li ospita, ognuno con la propria vita fatta di affanni, di dubbi e che grazie al Caso si incontreranno non sapendo nulla dell'altro. Un tragico epilogo ed un lampo di luce sul far del mattino rappresentano un finale mozzafiato: soprattutto l'immagine di due dei protagonisti lanciati in moto mentre albeggia è poesia pura. Un film disperato e di appena accennata speranza che non disdegna momenti divertenti e bizzarri ma sempre in una prospettiva che relega il protagonista in un'ottica solitaria, inadatto all'affettività. Angeli che cadono, desolati, turbati. Piccole anime che perdono la partita con la vita e che cercano una via salvifica tramite la cognizione del dolore prima e la fuga attraverso esso dopo.